INDAGINE IVI / GFK - INFERTILITÀ

INDAGINE IVI / GFK – INFERTILITÀ: SEMPRE PIÙ SPESSO RIGUARDA (ANCHE) LUI

INDAGINE IVI / GFK – INFERTILITÀ maschile

EPPURE SOLO IL 17% DEGLI UOMINI ITALIANI SI SOTTOPONE A VISITA UROLOGICA OGNI ANNO

Gli uomini hanno paura di non riuscire a diventare padri? Adottano stili di vita e accortezze per preservare la loro salute riproduttiva? Hanno la percezione di quanto sia aumentata l’inferitilità maschile in Italia?

IVI, gruppo internazionale specializzato nella riproduzione assistita, ha realizzato uno studio, in collaborazione con GFK, per indagare il comportamento e la percezione degli uomini tra i 30 e i 50 anni sull’infertilità maschile. La fotografia che ne esce è quella di un uomo che non ha abbastanza informazioni su un fenomeno sempre in aumento: secondo l’Istituto Superiore di Sanità, negli ultimi 40 anni, la qualità del liquido seminale è diminuita in modo allarmante, tanto che attualmente il 7% della popolazione maschile a livello globale ha una riduzione della propria fertilità.

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In Italia, dove l’infertilità riguarda circa il 15% delle coppie, si stima che nel 50% dei casi la causa è attribuibile al partner maschile. Ma quali sono i motivi principali di questo crollo della fertilità? Il panel preso in esame e composto da un totale di 101 partecipanti, non ha dubbi e mette sul podio fumo (62%), alcol (44%) e cattiva alimentazione (15%). Chiude la classifica un dato davvero incredibile: nessuno pensa che a compromettere la fertilità dell’uomo possa essere l’età avanzata.

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“Quanto emerge è davvero allarmante – commenta Francesco Gebbia, ginecologo e Coordinatore medico Medical Affairs Ivirma ItaliaL’età della genitorialità si sta spostando sempre più avanti, per motivazioni di diversa natura. Ma in un paese in cui, dati Istat, la ricerca del primo figlio per i padri si attesta sui 35,5 anni, non si può non sapere quanto, anche nell’uomo, l’età possa influire sul progetto di diventare genitori. L’uomo ha la capacità di produrre spermatozoi durante tutta la vita, ma il loro numero, la concentrazione e la qualità peggiorano con il passare degli anni. Dopo i 40 anni esiste una maggiore probabilità che il liquido seminale presenti difetti genetici. Inoltre la morfologia (forma) e la motilità (movimento) degli spermatozoi tendono a diminuire.”

L’infertilità maschile è un tema ancora poco discusso, la maggior parte degli uomini tende a sottovalutare il problema e a non effettuare alcun controllo a riguardo. Dall’indagine IVI-GFK emerge una forte diffidenza degli uomini a parlare dei propri problemi di infertilità: solo il 33,9% del campione dichiara di riuscire a parlare tranquillamente del fatto di essersi sottoposto ad un trattamento di fecondazione assitita, il restante 66% lo fa solo con una ristretta cerchia di persone o preferisce non parlarne. Un tabù che andrebbe abbattuto e superato, soprattutto considerando che ben il 75,4% del campione conosce qualcuno che ha vissuto una situazione di infertilità.

I trattamenti più conosciuti? La fecondazione in vitro o FIV (45%) fondata sull’unione in laboratorio di ovulo e spermatozoo e l’inseminazione artificiale (20%), che prevede l’inserimento di un campione seminale selezionato nell’utero della donna.

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“Quando si parla di infertilità, lo si fa troppo spesso pensando ad un problema esclusivamente femminile. Invece, bisognerebbe superare queste paure, dettate soprattutto dalla poca conoscenza, e capire che siamo di fronte ad una patologia come tante altre, per la quale esistono cure e rimedi – continua il dott. Gebbia – mai come in questo caso, controlli e prevenzione svolgono un ruolo fondamentale. Circa il 60% degli uomini intervistati, tra i 30 e i 50 anni, dichiara di non aver mai visitato l’urologo o di esserci andato raramente. Solo il 17,2% lo fa ogni anno. Questo dimostra una realtà che deve essere affrontata attraverso la divulgazione e la consapevolezza, incoraggiando gli uomini ad adottare misure proattive per prendersi cura della propria salute riproduttiva. E questa consapevolezza passa attraverso controlli regolari, proprio come fanno le donne. Sebbene la frequenza dei controlli urologici raccomandati vari in base all’età, ai fattori di rischio e alla storia familiare, potremmo riassumere i controlli periodici in due gruppi: dai 18 ai 40 anni non sono strettamente necessari, a meno che non vi siano fattori di rischio come una storia familiare di cancro alla prostata o problemi ai testicoli, anche se è consigliato un controllo ogni 2-3 anni per l’autoesame testicolare e idealmente per effettuare una valutazione della fertilità. Dall’altro lato, gli uomini tra i 40 e i 50 anni, dovrebbero sottoporsi a un controllo urologico almeno ogni 1-2 anni, soprattutto a partire dai 50 anni per valutare il rischio di cancro alla prostata, iperplasia prostatica benigna o disfunzione erettile e altri problemi urinari che possono iniziare a manifestarsi.”

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Sebbene ci sia un aumento delle consultazioni preventive grazie al fatto che questa abitudine è stata progressivamente normalizzata, c’è ancora molta strada da fare in termini di prevenzione, stigma e informazione sulla fertilità maschile. In questo senso, la medicina riproduttiva ha compiuto progressi significativi nella diagnosi e nel trattamento dell’infertilità maschile, con tecniche come l’analisi ormonale e i test genetici, che permettono di conoscere con maggiore precisione i fattori che potrebbero interferire con il raggiungimento di una gravidanza.

Questa ricerca è stata determinante per sfidare le credenze tradizionali che collegavano la fertilità maschile a una sorta di invulnerabilità – conclude il dottor Francesco Gebbia – la maggior parte degli uomini intervistati lamenta difficoltà nel reperire informazioni sui problemi legati all’infertilità ma soprattutto ai trattamenti di cui oggi disponiamo. Da qui l’importanza di intervenire con campagne appropriate di informazione rivolte soprattutto ai giovani per poter promuovere stili di vita salutari che permettano di salvaguardare la fertilità e divulgare con un linguaggio semplice e diretto gli ultimi passi in avanti di scienza e medicina.”

 

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