Mario Nigro. Opere 1947–1992, il dramma del tempo e dello spazio
Mario Nigro. Opere 1947-1992 è la mostra promossa dal Comune di Milano–Cultura, prodotta da Palazzo Reale, Museo del Novecento e Eight Art Project, in collaborazione con l’Archivio Mario Nigro, a cura di Antonella Soldaini e Elena Tettamanti.
È la più ampia rassegna mai dedicata all’artista con oltre centoquaranta opere dal 1947 sino all’ultima del 1992 tra dipinti, lavori tridimensionali, su carta e una vasta selezione di documenti. L’esposizione comprende anche opere esposte alle Biennali di Venezia del 1964, 1968, 1978, 1982, 1986 e alla X Quadriennale di Roma del 1973.
La mostra segna i diversi momenti del linguaggio artistico di Nigro: da una attitudine sperimentale a partire dagli anni Quaranta a un deciso orientamento verso le strutture compositive astratte e geometriche.
Le opere dell’artista suggeriscono un orizzonte narrativo ricorrente basato sul “ritmo”, le “forme” e il “tempo”, frutto di una visione in cui la conoscenza della musica e del sapere scientifico hanno un’influenza determinante.
Mario Nigro nasce a Pistoia il 28 giugno 1917, ultimo di quattro figli; il padre è professore di matematica, la madre figlia di un ufficiale garibaldino. In queste origini sono già presenti due aspetti che connoteranno il suo lavoro: l’interesse scientifico e la passione politica. A questi se ne aggiunge un terzo, lo studio della musica; infatti a cinque anni inizia a suonare il violino e il pianoforte. Nel 1929 si trasferisce con la famiglia a Livorno dove nel 1933, a sedici anni, inizia a dipingere da autodidatta nel solco della locale tradizione postmacchiaiola.
Nel 1941 si laurea a pieni voti in Chimica a Pisa e viene assunto dall’Università come assistente di Mineralogia sino al 1944.
Durante il periodo bellico ogni attività viene sospesa. Nel dopoguerra si iscrive alla facoltà di farmacia, dove conoscerà come compagna di corso la sua futura sposa, Violetta.
Nel 1947 consegue la seconda laurea in Farmacologia e viene assunto agli Spedali Riuniti di Livorno, dove, nello stesso ospedale, nel 1949, nascerà il suo primo e unico figlio, Gianni Nigro.
La sua grande passione è la pittura, pertanto nel 1958 abbandona l’attività farmaceutica per raggiungere il fratello a Milano dove, frequentando le gallerie e i movimenti d’avanguardia, conosce, fra gli altri, Gillo Dorfles.
La moglie Violetta, lavorando alla farmaceutica Lepetit, per un lungo periodo, sostiene economicamente la famiglia.
Riferendosi ai lavori del periodo 1953-1954, Nigro dirà che “Il reticolo, a parte la necessità ritmica, e perciò metodologica, di identificazione poetica in un linguaggio plastico, crea proprio questa sensazione dell’uomo che ha dinnanzi a sé una rete come se fosse prigioniero: al di là c’è la libertà, il colore puro [del fondo], il colore più vivo, più violento che si possa immaginare”.
Nel 1964, anche grazie all’amicizia con l’artista argentino Lucio Fontana, è invitato alla Biennale di Venezia, dove tornerà, nel 1968, con una stanza interamente dedicata a lui al Padiglione italiano.
In questa sala personale, definita “della contestazione”, sono esposte opere che dialogano con l’ambiente in una dimensione liminare tra pittura e scultura.
Alla fine degli anni Settanta la città di Milano lo gratifica di una personale al PAC, e verrà invitato altre due volte alla Biennale.
A partire dalla metà degli anni Settanta iniziano le sue indagini su quelle che definisce i “Concetti elementari geometriche della metafisica del colore”, che presenterà alla Biennale di Venezia del 1978 con l’opera in dieci elementi Ettore e Andromaca. L’anno seguente, in occasione di una grande mostra personale al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, realizza sulle pareti dello spazio espositivo una sequenza di graffiti legati all’analisi posizionale della sezione aurea. Iniziano così le sue ricerche sull’”Analisi della linea”, che nel 1980 assumono la forma drammatica del “Terremoto” mentre nel 1982 l’artista presenta alla Biennale di Venezia l’opera Emarginazione.
L’anno successivo la linea interrotta viene sensibilizzata attraverso la sua metamorfosi in sequenza di punti, dando vita ai cicli successivi dell’”Orizzonte” e delle “Orme”. Nel 1984 il Comune di Pistoia gli dedica una grande mostra antologica, mentre nella seconda metà del decennio, nelle serie dei “Ritratti” e dei “Dipinti satanici”, si ripresenta nel suo lavoro un’espressività sempre più accesa, costantemente in relazione con una visione scientifica tutt’altro che narrativa o descrittiva, esplicitata in direzione più rarefatta nei cicli dei primi anni Novanta, le “Meditazioni” e le “Strutture”.
In collaborazione con il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea un evento speciale ricorderà inoltre il 27 luglio 1993 quando un attentato mafioso distrusse l’intera sede espositiva e alcuni lavori di Mario Nigro allestiti per una sua antologica.
Mario Nigro è presente nei musei: Collezioni d’Arte Fondazione Cariplo a Milano; Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni a Pistoia; Peggy Guggenheim Collection a Venezia; Museo di arte Contemporanea all’aperto a Morterone.
La scomparsa dell’artista avviene l’11 agosto 1992, dopo una lunga malattia, agli Spedali Riuniti di Livorno.
Mario Nigro. Opere 1947–1992
Palazzo Reale – Piazza Duomo 12, Milano
Ingresso gratuito
Dal 14 luglio al 17 settembre 2023
Orario: da martedì a domenica ore 12,00 – 19,30 – giovedì ore 12,00 – 22,30
Martedì 15 agosto ore 12,00 – 19,30. Lunedì chiuso
Museo Del Novecento – Piazza Duomo 8, Milano
Ingresso gratuito
Dal 14 luglio al 5 novembre 2023
Orario: venerdì, sabato e domenica ore 10,00 – 19,30. Giovedì ore 10,00 – 22,30. Lunedì chiuso
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