Giovanni Raspini sponsor di un importante restauro a Monte San Savino
La tela di Orazio Porta presentata il 26 novembre in Sant’Agostino
“Fortemente legato alla mia terra, verso la quale sono debitore di bellezza e storia, ho sempre cercato di realizzare qualcosa per tutelarne il patrimonio artistico e culturale, contribuendo a restauri e a iniziative per la promozione del territorio. In particolare, nell’opera di Orazio Porta, situata proprio nella chiesa davanti al nostro Palazzo dei Topi d’Argento, sono stati raffigurati dei bellissimi gioielli rinascimentali, indossati dalla vergine e dalle due sante, e questo per me è quasi un segno del destino”. Le parole di Giovanni Raspini ci raccontano come amare la propria terra significhi soprattutto impegnarsi concretamente per conservarne il patrimonio e la memoria. Collezionista e studioso di oreficeria e argenteria antica, il designer toscano promuove da sempre manifestazioni per la valorizzazione culturale, restauri, iniziative dedicate ai giovani e al mondo del lavoro, ed eventi legati al territorio, al patrimonio e alla tradizione orafa.
Orazio Porta nacque a Monte San Savino nel 1540 e fu allievo di Giorgio Vasari. Con lui lavorò in Palazzo Vecchio a Firenze e per Papa Pio V in Roma. Fu valente pittore, d’ispirazione manierista, ma anche architetto, progettando varie opere di carattere religioso in terra d’Arezzo. Il dipinto di Monte San Savino fu realizzato proprio in virtù della grande devozione che il popolo e i monaci dichiaravano nei confronti di S. Lucia e S. Caterina di Alessandria, qui rappresentate con i rispettivi strumenti del martirio.
“Nel corso dei secoli il dipinto non era mai stato restaurato”, ci dice la dottoressa Gorgoni, “e versava in un pessimo stato di conservazione nei vari strati preparatori e pittorici, con la cromìa originale offuscata da depositi di nerofumo e polvere sedimentata. In sintesi il nostro intervento ha riguardato: la pulitura selettiva della pellicola pittorica, il miglioramento del supporto tela e superficie pittura, l’applicazione di strisce perimetrali e il ritensionamento sul telaio originale (fra l’altro bellissimo), la stuccatura delle lacune e, naturalmente, la reintegrazione pittorica. E’ stato un lavoro lungo e impegnativo, ma il risultato ci ha pienamente ripagate della nostra fatica”.
Il dipinto di Orazio Porta fu protagonista di un interessante episodio di “censura religiosa” legato alla Controriforma. Ce ne parla proprio Giuliano Centrodi, che ha studiato a lungo la chiesa di Sant’Agostino e le sue numerose opere d’arte: “Il visitatore apostolico che nel 1583 compì il sopralluogo presso la chiesa di Sant’Agostino, evidenziò come i gioielli che adornavano le due sante fossero troppo ricchi e vistosi, come anche le scollature, soprattutto quella di S. Lucia. Chiese anche la rimozione del quadro, cosa che probabilmente non ebbe mai luogo. In realtà”, continua Centrodi, “le parure di gioielli qui rappresentate sono davvero belle e molto ricercate, con inserimenti di perle, pietre dure e preziose in colore, oltre al luminoso oro. Sicuramente Porta è tributario di suggestioni stilistiche legate al Vasari e alla ricchezza dell’oreficeria medicea toscana. Un mondo che ancora ci affascina e di cui è fondamentale mantenere viva la memoria”.
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