2° Congresso Digitale SOI – Società Oftalmologica Italiana
Organi di senso particolarmente importanti poiché è proprio attraverso gli occhi che passa la maggior parte delle informazioni relative al mondo circostante, la visita oculistica serve a valutarne lo stato di salute e quindi a diagnosticare (o escludere) la presenza di patologie e stabilire la relativa terapia. Poiché molte malattie degli occhi sono asintomatiche, è raccomandabile eseguire esami oculari periodici, soprattutto se in famiglia sono presenti soggetti con patologie della vista.
“In questi mesi di pandemia da Covid-19 le visite oculistiche sono diminuite del 50% sia perché in questa seconda fase di difficoltà non tutti gli ospedali sono disponibili a erogare le prestazioni di tipo oculistico sia perché i pazienti stessi, per timore di contagiarsi, si rifiutano di farsi visitare. Per questo come SOI riteniamo che i tamponi rapidi antigenici possano essere la soluzione migliore per garantire al massimo la sicurezza dei pazienti ed evitare che milioni di persone trascurino la salute dei propri occhi.”
Così ha affermato il Dottor Matteo Piovella, Presidente della SOI, Società Oftalmologica Italiana (https://www.sedesoi.com/), durante il 2° Congresso Digitale SOI che si sta svolgendo – in modalità telematica – fino al prossimo 29 novembre e che ha visto, tra gli appuntamenti, un simposio dedicato proprio all’organizzazione dell’attività assistenziale oculistica per evitare il contatto tra soggetti sani e soggetti positivi asintomatici contagiosi.
“Solo facendo un tampone in tempo reale – sottolinea Piovella – noi possiamo stabilire che una persona non è potenzialmente contagiosa e metterla insieme a una persona “sana” senza che nessuno dei due abbia timore di infettarsi. A torto l’assistenza oculistica è considerata elettiva e non urgente e oggi gli ospedali hanno chiuso gli ambulatori e i reparti di oculistica. Quando si riaprirà ci sarà una lentissima ripresa che farà funzionare il sistema al 30%.
Sono molto preoccupato per la riduzione delle chirurgie per rimuovere la cataratta o le terapie intravitreali, tutti interventi “salvavista”, che non si riescono più a fare.
“Il 90% degli interventi oculistici si esegue negli ospedali e questi sono ormai identificati come posto dove è più facile ammalarsi – continua il Dottor Matteo Piovella -. In alcuni casi le liste d’attesa per una chirurgia della cataratta arrivano oltre i due anni e questo è un grande problema. Dobbiamo insieme rasserenare e sostenere le persone perché continuino a curarsi.
La SOI è stata la prima a dare indicazioni su come assicurare ai pazienti l’accesso Covid-19 free per non venire in contatto con persone positive o potenzialmente infette.”
Come accennato, la chiusura dei reparti oculistici sta mettendo a rischio le terapie “salvavista” intravitreali e anche in questo campo i numeri sono allarmanti: “A proposito di queste terapie, una persona su tre sopra i 75 anni, se non curata adeguatamente, non riesce più a leggere un estratto conto bancario – osserva il Presidente SOI -. Già prima del Covid-19 erogavamo il 70% in meno di iniezioni rispetto a Paesi come Germania, Inghilterra e Francia. Nel 2020 in Europa c’è stata una perdita del numero di iniezioni del 70%. Queste nazioni che ne facevano un milione all’anno ora ne fanno 300mila, noi che ne facevano 300mila ora ne facciamo 100mila.
La situazione merita attenzione. Queste persone, se non hanno la terapia, perdono la vista. Per questo chiediamo che ogni singolo medico oculista venga autorizzato a fare iniezioni intravitreali e questa fondamentale azione non possa essere più limitata a poche centinaia dei 7.000 medici oculisti italiani.”
Durante il Congresso della Società Oftalmologica Italiana c’è stata anche la presentazione dell’aggiornamento delle linee guida sulla cataratta.
“La chirurgia della cataratta è cominciata 50 anni fa – evidenzia il Dottor Matteo Piovella -. Oggi è l’intervento con maggior tutela della sicurezza e con accessibilità molto favorevole. Prima ci si operava di cataratta quando non si vedeva nulla, oggi invece operiamo i pazienti quando la loro vista è ancora positivamente attiva proprio per il miglioramento dei risultati e del controllo degli imprevisti. Con i miglioramenti della tecnologia siamo diventati in grado di ridurre le complicazioni: i cristallini artificiali sono affidabili e permettono di guidare, vedere la televisione, leggere un libro o il giornale senza utilizzare nessun occhiale da vista. Incredibilmente sono in grado di correggere i difetti da lontano e da vicino. Il nostro compito è che questi miglioramenti siano estesi a tutte le persone.”
Una parte del Congresso SOI è stata dedicata anche all’oculistica pediatrica e in molti si sono interrogati sull’impatto della didattica a distanza (Dad) sulla salute visiva dei bambini:
“Come SOI sosteniamo da anni che quando si guarda il computer lo sguardo è fisso, quindi l’ammiccamento, la chiusura delle palpebre, si riduce di tre volte. Stare tante ore davanti al computer non danneggia l’occhio, ma crea difficoltà. L’impatto sui bambini è grande e l’utilizzo del computer può impattare sulla miopia. La nostra indicazione è che gli insegnanti ogni 20 minuti dovrebbero invitare ad interrompere la messa a fuoco da vicino e chiedere agli studenti di guardare in lontananza per un minuto prima di riprendere.
Ricordo che la miopia si sviluppa dagli 8 ai 13 anni: nei Paesi asiatici quasi il 97% dei ragazzi di questa età sviluppa la miopia, mentre in Europa è il 65%. E importante come seconda indicazione che i ragazzi passino dalle due alle tre ore al giorno all’aria aperta perché la luce del sole rispetto alla luce artificiale aiuta i nostri occhi. E per finire insegniamo ai bambini a non avvicinare troppo agli occhi la tecnologia digitale, cosi come le nostre mamme ci chiedevano di stare distanti dalla televisione.”
Stefania Bortolotti
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