Come far ripartire il settore dell’estetica e i parrucchieri

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Come far ripartire il settore dell’estetica e i parrucchieri

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Molti di noi non sanno che uno dei settori trainanti del Made in Italy, secondo la ricerca “Beauty Report” realizzata da Cosmetica Italia (Associazione Nazionale Imprese Cosmetiche) in collaborazione con Ermeneia, è il settore della cosmetica.

Secondo il report “Beauty Report” realizzato nel 2019, il valore della produzione delle aziende cosmetiche è stato di 11,4 miliardi di euro – di cui il 42,1% destinato all’export – con il relativo fatturato generato da 1.300 imprese e una forza lavora di oltre 35.000 addetti, indotto compreso.

Questi dati riguardano solo aziende di produzione. I numeri diventano ancor più importanti se si considera l’intera filiera del settore., a questo punto ci chiediamo perché tutta questa indifferenza da parte delle istituzioni nei confronti di un settore la cui filiera coinvolge più di 200.000 addetti ai lavori?

Marta Codato, responsabile tecnica e direttrice dell’accademia di formazione ProNails Italia conferma che filiera cosmetica è composta di oltre 200.000 addetti, e più precisamente  professionisti nell’ambito degli istituti di bellezza, dell’acconciatura, dei centri estetici e delle SPA, delle farmacie, parafarmacie, erboristerie, delle profumerie, delle vendite a domicilio e per corrispondenza, dei dimostratori e di tutte le aziende e rappresentanti di commercio, dipendenti e beauty consultant.

Un settore che rappresenta un numero importante nel PIL dell’azienda Italia che, ad oggi, ha avuto tanti doveri e obblighi, ma ancora poche tutele, soprattutto in questo periodo dell’emergenza Covid-19 dove il settore della cosmetica è stato abbandonato a se stesso. Inoltre i centri estetici e parrucchieri sono stati tra i primi a entrare in quarantena e probabilmente saranno anche gli ultimi ad uscire dal lockdown, con conseguenze disastrose.

Questa situazione, ma non solo, ha creato problematiche importanti anche su micro-settori della cosmetica a causa della mancanza di normative atte a tutelare, non solo i lavoratori, anche la qualità dei prodotti stessi che vengono utilizzati.

Ad esempio il servizio unghie, settore che ha un buco normativo impressionante e che preoccupa tantissimo, soprattutto considerando l’emergenza socio-sanitaria ed economica che stiamo attraversando, sta vedendo un aumento del lavoro in nero e dell’abusivismo, anche sotto il lockdown imposto dai vari DPCM del Professor Conte.

Marta Codato spiega che nel 2016 era stata presentata un’interessante proposta di legge che cercava di legalizzare la figura dell’onicotecnica professionale e che puntava il dito contro un fenomeno che sembra ancora oggi difficile da arginare: l’abusivismo.

Nella proposta venivano evidenziati temi come la concorrenza sleale, la non curanza di norme igienico-sanitarie e l’aumento di patologie infettive dovute proprio all’esercizio di attività professionali da parte di persone non qualificate che continuano a esercitare la ricostruzione unghie a domicilio. I dati confermavano che assieme ai 4.000 nuovi centri estetici “regolari” nascevano, per esempio, più di 2.000 “attività estetiche abusive” causando, di fatto, un mancato introito di gettito fiscale stimato di oltre 15 milioni di euro.

Ma la legge purtroppo si è persa nei sotterranei di Montecitorio.

A questo punto, in questo periodo d’emergenza sanitaria da COVID-19, e la chiusura dei centri estetici, Marta Codato a nome di tutti si pone una domanda e cioè che sicurezza può avere una consumatrice che si reca a casa di un’abusiva a fare il servizio mani?

Se già nella proposta di legge n°4169 presentata il 12 dicembre 2016, venivano menzionati allarmi legati a malattie trasmissibili e problematiche alla salute, non è arrivato il momento per iniziare a combattere questo scempio, in un contesto nel quale la tutela dei contatti sociali e il distanziamento forzato devono essere normati e rispettati da ogni singolo cittadino e dalle attività economiche di qualsiasi ordine e grado?

E qui ritorna il problema e cioè come, alla luce dei fatti, non vengano presi dei provvedimenti chiari e precisi per combattere un fenomeno che, oggi più che mai, ci risulta necessario per preservare uno dei comparti più importanti e longevi del nostro Paese, inoltre perché non vengono controllate tutte quelle aziende che vendono online strumenti e prodotti professionali e che supportano un mercato nero conosciuto da tutti ma a cui nessuno presta attenzione?

“Come ProNails – conclude Marta Codato – abbiamo deciso da tempo di tutelare la nostra categoria e di combattere con tutte le nostre forze questo fenomeno. Chiediamo pertanto alle istituzioni chiarezza, non solo per quanto riguarda i termini di apertura e le modalità che dovranno rispettare i centri, ma una vera e propria presa di posizioni contro l’abusivismo per proteggere una categoria composta da oltre 200.000 connazionali che aiutano lo Stato pagando regolarmente tasse e contributi, senza essere tutelati attraverso leggi chiare e dirette a sradicare questo mercato nero.”

 

 

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