Un nuovo modo di raccontare il diabete

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Un nuovo modo di raccontare il diabete

Il diabete è una patologia cronica (di lunga durata) che si sviluppa quando l’organismo non riesce a produrre in quantità sufficiente insulina o non riesce a utilizzarla correttamente.

L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che favorisce l’assorbimento del glucosio (zucchero) dal sangue alle cellule del corpo, dove viene utilizzato per ricavarne energia.

Quando l’insulina manca o non esplica la sua funzione correttamente, i livelli di glucosio nel sangue aumentano. Ecco perché il diabete viene diagnosticato quando si riscontrano alti livelli di glucosio nel sangue.

Con il passare del tempo, i livelli elevati di glucosio nel sangue (iperglicemia) possono provocare danni a molti tessuti del corpo, portando allo sviluppo di complicanze invalidanti che, se progrediscono nel tempo, possono essere anche rischiose per la vita.

E’ al via la campagna “#diabeteontheroad – la piena libertà di essere sé stessi”, un viaggio attraverso l’Italia per scoprire come le nuove tecnologie stanno cambiando la vita delle persone con diabete.

Dalle Alpi al mar Ionio, Roche Diabetes Care (https://www.roche.it/it/diabetes-care.html), racconterà, attraverso lo schermo del filmmaker Fabio Persico, le storie e le esperienze di chi, grazie a un piccolo sensore impiantato sottocute per il monitoraggio della glicemia in continuo, ha vissuto il cambiamento e ora può gestire al meglio il diabete ed essere pienamente libero di vivere la propria vita insieme e non “nonostante” il diabete.

I protagonisti di #diabeteontheraod sono persone al di là del diabete, con una gran voglia di esprimere sé stesse, tanti sogni e tante esperienze”, spiega Fabio Persico, che ha iniziato il suo viaggio per l’Italia incontrando e intervistando le persone con il sensore impiantabile e i loro diabetologi.

“Entrare nella vita delle persone e raccontarne la quotidianità è una sfida. Quello che mi aspetto nelle prossime tappe della campagna è di incontrare storie sempre nuove, situazioni e sogni diversi che come pezzi di un puzzle, alla fine riusciranno a completare un quadro completo di quello che è il nuovo vissuto delle persone che utilizzano questo dispositivo.

“Questa campagna è nata grazie al continuo ascolto delle persone che utilizzano i nostri device, e in questo caso di chi utilizza il sensore impiantabile”, commenta Massimo Balestri, Amministratore Delegato di Roche Diabetes Care Italy.

“Infatti, sono state proprio loro che ci hanno raccontato come, nonostante tutte le difficoltà che si ritrovano quotidianamente ad affrontare per la gestione del diabete, il sensore impiantabile abbia permesso loro di sentirsi un po’ più liberi dalla malattia diventando uno strumento imprescindibile nella loro vita. Questo viene confermato dal 93% delle persone che una volta impiantato il sensore dichiarano di voler continuare ad utilizzarlo. C’è chi arriva al terzo, quarto, quinto re-impianto.”

Vivere con il diabete, specialmente per il tipo 1, comporta una rigorosa autogestione e un controllo costante della glicemia.

L’impegno è così oneroso che si calcola che nel corso della giornata una persona mediamente debba decidere 50 volte al giorno, per un totale di circa 1 ora, come adattare la propria terapia e spesso gestendo tutto da sola.

L’obiettivo principale di tutti coloro che hanno ricevuto una diagnosi di diabete – in Italia secondo i dati ISTAT sono oltre 3 milioni di cui circa il 5% di Tipo 1 – è quello di raggiungere un controllo metabolico ottimale, vale a dire mantenere la glicemia entro un target prestabilito, riducendo il rischio di episodi di ipoglicemia (valore troppo basso di zuccheri nel sangue) o iperglicemia (valore troppo alto).

Purtroppo, circa il 72% del totale delle persone con diabete di tipo 1 e quasi il 50% con diabete di tipo 2 non raggiunge un buon controllo glicemico (emoglobina glicata ≤ 7), andando incontro a possibili complicanze acute o croniche. (Annali AMD 2018)

In questo, un valido aiuto nella gestione del diabete è rappresentato dal sensore impiantabile che dispone di una nuova tecnologia in grado di determinare i valori di glucosio nel tessuto interstiziale fino a 180 giorni, a differenza dei sensori attualmente disponibili in Italia che hanno una durata di 6, 7 o 14 giorni.

“Con il sensore impiantabile, siamo oggi di fronte a una svolta epocale nel mondo del monitoraggio in continuo”, afferma Paolo Di Bartolo, Direttore Rete clinica diabetologia AUSL Romagna, Presidente eletto Associazione Medici Diabetologi (AMD).

“Ci troviamo, infatti, nella condizione privilegiata di avere a disposizione sistemi con caratteristiche diverse che consentono di personalizzare il monitoraggio in continuo in base alle esigenze del paziente, così come si fa già per la terapia farmacologica. Per coloro che necessitano della massima flessibilità, ad esempio, il sensore impiantabile, in cui la parte visibile, costituita dal trasmettitore, può essere facilmente rimossa, è compatibile con qualsiasi tipo di attività, da una cena fuori, a un’attività sportiva, al mare o al lavoro. Sicuramente il ‘senso di libertà’ offerto dal sensore impiantabile, viene percepito dal medico che si sente più sicuro sull’aderenza al monitoraggio del proprio paziente e che riesce sempre a essere sotto controllo grazie alle vibrazioni del trasmettitore anche quando il telefono non è a portata di mano.”

Il dispositivo è, infatti, costituito da un piccolo sensore impiantato sottocute nel corso di una seduta in ambulatorio di pochi minuti, nella parte superiore del braccio e da un trasmettitore che viene applicato nella zona sopra il sensore con un cerotto ed è interamente rimovibile in modo semplice e senza rischi.

Il trasmettitore, inoltre, è in grado di avvertire fino a 30 minuti prima in caso di possibili ipo o iper attraverso una discreta vibrazione sul corpo senza la necessità, quindi, di avere con sè il telefono.

“Ho inserito il sensore impiantabile per tenere meglio sotto controllo i valori della glicemia”, racconta Annalisa Salmistraro, alla quale hanno impiantato per la prima volta il sensore per il monitoraggio della glicemia nel marzo 2018.

“Da subito le cose sono migliorate e la mia vita è cambiata. Innanzitutto, sono riuscita a controllare meglio i valori del glucosio, con tutto ciò che ne consegue. Infatti, posso sapere i miei valori glicemici semplicemente guardando il cellulare e lui stesso mi avvisa quando ci sono variazioni verso l’alto o il basso. Inoltre, posso togliere e rimettere il trasmettitore facilmente e la piscina, o le altre situazioni che prima mi creavano imbarazzo, ora non sono più un problema.”

“Secondo Roche, il futuro sarà sempre di più focalizzato sull’integrazione dei numerosi dati generati da questi dispositivi con quelli in possesso del medico attraverso le visite e gli esami di laboratorio”, conclude Balestri.

“Un’integrazione che deve passare, inevitabilmente, da piattaforme in grado di raccogliere e analizzare in modo strutturato una grande quantità di dati e che aiuteranno a colpo d’occhio il medico a comprendere meglio gli effetti della terapia e dello stile di vita nella gestione quotidiana del diabete, fornendogli inoltre la possibilità di individuare schemi o problemi non prevedibili nel regime terapeutico.”

Questa prima edizione di #diabeteontheroad toccherà per il momento 10 città: Milano, Brescia, Verona, Napoli, Roma, Marino, Salerno, Foggia, Potenza, Udine.

Per seguire il viaggio di Roche Diabetes Care Italy e Fabio Persico: www.sensoreimpiantabile.it/diabeteontheroad, pagina Facebook di Roche Diabetes Care e Fabio Persico, Instagram e Twitter

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Stefania Bortolotti

 

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