Alla GAMeC di Bergamo prestigiosi lavori e temi razziali
La GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea – di Bergamo ospita tre nuove mostre di particolare interesse. Due sono allestite nella Galleria, alla sede di via San Tomaso 53, e la terza nello stupendo Palazzo della Ragione, nella parte storica, nel cuore della Città Alta, tra piazza Vecchia e piazza del Duomo.
“Hysterical Strength”, allestita nella Galleria, è la prima personale in Italia dell’artista neozelandese Luke Willis Thompson (Auckland, 1988; vive a lavora a Londra), di origine fijiana ed europea, che attualmente lavora nel cinema.
“Hysterical Strength” è curata da Edoardo Bonaspetti, guest curator di un nuovo programma di mostre promosso nel l’ambito del “Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – Enter Prize” un importante riconoscimento internazionale dedicato a curatori under 30, ideato dalla GAMeC nel 2003 con il sostegno del Gruppo Bonaldi, e nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi.
La decima edizione di questo premio è stata vinta da Abhijan Toto (1994) e dal suo progetto “The Forest, even the air breathes”.
Luke Willis Thompson presenta nello Spazio Zero della Galleria la trilogia di film “Untitled Trilogy” (2016-2018) e un nuovo lavoro site specific, Black Leadership (2019), ognuna dei quali esamina il rapporto tra le persone e la loro rappresentazione.
I tre video sono proiettati sulla medesima parete a rotazione.
Il primo lavoro, “Cemetery of Uniforms and Liveries” (2016), è un video di 16 mm in bianco e nero, senza sonoro, che ritrae due giovani uomini londinesi. Ci sono rimandi agli Screen Tests (1964-66) di Andy Warold, una serie di ritratti filmati con protagonisti celebrità della scena newyorkese, per lo più bianchi. Il lavoro di Warhol viene collegato a temi razziali.
Il secondo lavoro, “Autoportrait” (2017) è un ritratto girato in 35 mm in bianco e nero, senza sonoro, di Diamond Reynolds, il volto della donna americana che diffuse il video del proprio marito ucciso dalla polizia.
Nel terzo lavoro “Human”, Thompson mette in scena la trasposizione filmica della scultura “My Mother, My Father, My Sister, My Brother (1997), una fragile struttura architettonica costituita da alcuni frammenti di pelle dell’artista britannico Donald Rodney (1961-1998). Grazie a una telecamera automatizzata, questo film in 35 mm rende visibile la materialità ideologica tipica dell’opera di Rodney, al punto di attivare una fusione tra la pelle dell’artista e il girato di Thompson.
La quarta proiezione, “Black Leadership” (2019) è una personale lettera dell’artista che riflette sulla possibilità e il diritto di usare il dolore altrui per farne arte.
“Libera. Tra Warhol, Vedova e Christo” è il secondo progetto del Ciclo “La Collezione Impermanente”, la piattaforma che dal 2018 si propone di fare della Collezione del Museo uno strumento di attivazione di memorie e di coinvolgimento del pubblico attraverso l’utilizzo di format espositivi innovativi. Fino al 6 gennaio 2020, parte delle opere meno conosciute della Collezione del Museo sono in dialogo con una nota raccolta di lavori confiscati in Lombardia e gestiti dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati.
A cura di Beatrice Bentivoglio-Ravasio, Lorenzo Giusti e A. Fabrizia Previtali, le opere si propongono come un viaggio attraverso alcune tra le più importanti correnti artistiche internazionali della seconda metà del Novecento, dall’Informale all’Astrazione Geometrica, dal Nouveau Réalisme alla Pop Art, dal Minimalismo all’Arte Povera. Sono quattro le sezioni tematiche per illustrare questo affascinante panorama, dove a emergere è il desiderio degli artisti di superare i canoni dell’arte tradizionale, liberandosi da regole stabilite, valori consolidati e convenzioni.
La prima sezione riunisce opere dei più importanti esponenti del movimento informale. Il termine “informale” fu coniato in Francia negli anni Cinquanta per indicare la tendenza verso un nuovo modo di creare immagini senza il ricorso alle forme riconoscibili precedentemente usate, come il cubismo e l’espressionismo. Nella seconda sezione l’Astrazione Geometrica si dispiega nelle sue molteplici correnti, dal Minimalismo all’Arte Optical, che vedono la loro genesi nelle sperimentazioni astratte dell’inizio del Novecento, legate alla radicale volontà degli artisti di liberarsi dal vincolo della figurazione. Sono esposte opere di Ennio Morlotti (1919-1992), Alberto Burri (1915-1995), Dietelmo Pievani (1935-1959), Georges Mathieu, (1921-2012), Rino Carrara (1921-2010), Achille Perilli (1927), Anton Zoran Music (1909-2005).
Hans Hartung (1904-1989), Tancredi Parmeggiani (1927-1964), Jean Fautrier (1898-1964), Emilio Vedova (1919-2006), Mark Tobey (1890-1976), Wols (1913-1951.
Nella sala 3 lo spazio è dedicato al quadrato, forma misurabile, simmetrica, replicabile. Si passa dall’illusione di tridimensionalità di “Tuz-Tuz” di Victor Vasarely (1906-1997), all’opera di Remo Bianco (1922-1988), costruita per assenze e vuoti, fino all’alluminio di Getulio Alviani (1939-2018). Spiccano la serie di quadrati dalle tinte accese di Paolo Ghilardi (1930-2014). Alternativi all’arte ufficiale già dagli anni trenta sono Alberto Magnelli (1888-1971), Mario Radice (1898-1987), Atanasio Soldati (1896-1953). Nella sala 4, Ben Nicholson (1894-1982) e Arturo Bonfanti (1905-1978) testimoniano la libertà compositiva. Nella sala 5, Enrico Castellani (1930-2017), Paolo Scheggi (1940-1971) e Turi Simeti (1929) offrono superfici estroflesse e filtrazioni di luce, mentre Ettore Spalletti (1940) conferma l’essenzialità; Piero Dorazio (1927-2005) e Sol LeWitt sono affini nella sovrapposizione di tinte dominanti e toni complementari. Completano la rassegna Christo (1935), Bruno Ceccobelli (1952), César (1921-1998), Pol Bury (1922-2005), Gérard Deschamps (1937), Arman (1928-2005), Ben Vautier (1935), Franco Angeli (1935-1988), Valerio Adami (1935), Elio Mariani (1943), apprezzato sin da giovanissimo, che fu tra i primi a realizzare una serigrafia partendo da un fotomontaggio per fornire un fermo immagine da cronista.
Bergamo Alta è la parte più antica della città, nonché la più visitata per le straordinarie, incantevoli architetture, tra cui il Palazzo della Ragione, sede esterna della GAMeC. Lì, sino al 1° settembre, è allestita la mostra “Tutta la verità” di Jenny Holzer (GALLIPOLIS, 1950), considerata fra le più acclamate e influenti artiste del panorama internazionale che utilizza la parola scritta come mezzo di riflessione critica e di espressione creativa.
Le pareti della Sala di Capriate, luogo simbolico, dove storicamente veniva amministrata la giustizia cittadina, costituiscono la base visiva per una serie di nuove proiezioni luminose dal titolo “Altra gente”, i cui versi toccano alcune delle tematiche più care all’artista: identità, genere, dialogo, e trattano, in particolare, il tema della crisi migratoria.
Alle fine degli anni Settanta i suoi “Truisms” hanno destato grande scalpore, sfidando stereotipi sull’arte e sulla società e anticipando metodi e strategie comunicative oggi ampiamente impiegate nell’ambito del guerrilla marketing. Holzer ha prodotto numerose serie di versi, iniziando a fare uso di parole altrui, adattandoli a formati durevoli nel tempo, come segni elettronici, panchine di pietra e proiezioni luminose su superfici naturali o architettoniche.
Nove panchine in marmo, prodotte per l’occasione grazie al generoso contributo della Fondazione Henraux, completano l’installazione. Disposte in cerchio, le opere costituiscono un punto per soffermarsi e riflettere osservando le pareti illuminate e le frasi incise sulla superficie delle sedute.
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Via San Tomaso 53, 24121 Bergamo
Tel +39 035 270272 gamec.it
Tutti i giorni: 10:00-18:00 (la biglietteria chiude alle 17:00 – martedì chiuso)
Jenny Holzer. Tutta la verità. Dal 30 maggio al 1 settembre 2019
Palazzo della Ragione, Città Alta, Bergamo
Luke Willis Thompson. Hysterical Strenghth. Dal 30 maggio al 1 settembre 2019
Libera. Tra Warhol, Vedova e Christo. La Collezione Impermanente #2
Dal 30 maggio al 6 gennaio 2020
Biglietti
Intero: 5,00 euro
Ridotto e gruppi: 3,00 euro
Scuole: 1,00 euro
Judith Maffeis Sala
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