Il vitalismo di forme e colori nell’opera di Giuseppe Colombo
L’Antico Oratorio della Passione di S. Ambrogio a Milano, eretto nella seconda metà del quindicesimo secolo dalla Confraternita della Passione e completato nel 1490, viene attualmente utilizzato per eventi culturali, in particolare per Mostre d’Arte. Dal 17 al 27 gennaio 2019 ospita la Mostra di Giuseppe Colombo, pittore, scultore e insegnante, molto attivo e soprattutto molto amato dai suoi estimatori, siano essi stati allievi o che abbiano conosciuto le sue opere, durante le esposizioni o ammirate nei luoghi di culto o ornamentali d’esterno. Sculture, vetrate, etc. si possono trovare nelle chiese di S .Gerardo al Corpo a Monza, a S. Anastasia di Villasanta, a S. Fiorano di Villasanta, alla Parrocchiale di Parabiago, alla Casa di Riposo per anziani a Bellano. Inoltre, all’esterno, il Monumento ai Marinai a.n.m.i. a Monza ed alcune opere nei cimiteri urbani a Monza e a Villasanta.
Giuseppe Colombo nacque a Villasanta (MB) nel 1931 ed avviò il suo itinerario formativo sotto la guida del Maestro Gaetano Oltolina che dal 1948 dirigeva la Civica Scuola Paolo Borsa di Monza, ambiente fortemente legato a personalità quali Raffaele De Grada , Pio Semeghini, Arturo Martini, e, soprattutto, Marino Marini. Dagli anni cinquanta, Giuseppe Colombo iniziò ad insegnare nella stessa Scuola, con G. Oltolina, A. Santagostino, R. Colombo, F. Comi. Molti sono i maestri d’arte che Giuseppe Colombo frequentava con stima e volontà di confronto, italiani e stranieri, fra di essi Francesco Wildt e R. Rui, dai quali apprese la tecnica della pietra.
Giuseppe Colombo conseguì la maturità artistica e si diplomò alla Scuola di Marino Marini all’Accademia di Brera e durante questo periodo gli vennero assegnati i premi “Candiani” e “Michelangelo” istituito da F. Messina. Per una decina d’anni, dal 1955 al 1965, alternò periodi di soggiorno studio-lavoro all’estero, soprattutto in Francia e Spagna. All’età di ventidue anni, in occasione della sua prima mostra personale all’Arengario di Monza, Vincenzo Costantini, esperto d’arte ed artista a sua volta, descrive l’opera di Giuseppe Colombo specificando “ l’ardore dell’età con pennellate brusche…una pittura selvaggia, espressiva, disordinata, violenta, dai toni caldi ocra e bruno rossastri”.
Le mostre proseguono incessantemente, ogni anno, dal 1951 sino al 1995. Nel 1997, all’età di sessantasei anni, il Maestro muore ma le sue esposizioni continuano sino ai giorni nostri, sia per l’impegno della figlia Maria Anastasia, che per quell’ammirazione che ancora infiamma gli animi di coloro che l’hanno conosciuto e di quelli che hanno nelle loro abitazioni, le opere dei paesaggi della Brianza, le figure rappresentative e simboliche di grande energia.
Cosimo Mero ce lo presenta così: “ figure fortemente espressive, deformate da forze muscolari o familiari ed affettive che compostamente le reggono, o che spesso, come nelle tauromachie, si aggrovigliano per il violento e circolare movimento di energie vitali che si sprigionano o implodono nei corpi tra la vita e la morte di chi vince e di chi soccombe. Nei decenni in cui Giuseppe Colombo ha lavorato con i colori e con la pietra, con la tavolozza o col gesso e i metalli, disegnando, plasmando, colorando oppure sbozzando e modellando, lo faceva perché ne era competente, perché si confrontava con gli stili e i linguaggi di maestri vicini e lontani, elaborandone uno proprio e tenendo a bada gli eccessi invasivi del postmodernismo che in Italia, soprattutto a partire dagli anni settanta, seguivano il trionfo della comunicazione di massa in tutte le sue forme con la prevaricazione dell’indiretto e del mediato e, in arte, col declino del figurativo e del concreto. Pensiamo che Colombo abbia voluto consapevolmente reagire a questo rifiuto dell’Esperienza e delle reali competenze del fare artistico”.
La frequente partecipazione alla “Fiesta di S. Firmino” in Pamplona si rivela nella pennellata decisa, della fuga e dello scontro, delle paradossali compresenze di caldo e di freddo, di rosso e di nero, di azzurro e di verde con esili linee di bianco e di altri colori mediterranei. I corpi di tori e di cavalli in movimento o stramazzati dalla fatica e dalla violenza, che mettono a nudo le loro energie vitali.
Il sindaco di Villasanta, Luca Ornago, è commosso nel ricordare agli intervenuti alla Mostra la personalità di un artista generoso, indimenticabile, che attivamente contribuì anche alle iniziative del Circolo Amici dell’Arte di Villasanta, fondato da Gaudenzio Sacchi nel 1962.
La figlia di Giuseppe, Maria Anastasia Colombo, elogiata dal sindaco e da Cosimo Mero per il suo impegno nel mantenere vivo il ricordo dell’Artista è attorniata dalle molte persone che condividono con lei questo progetto. “L’impatto visivo con le opere di un artista – precisa Cosimo Mero – ci lascia sempre qualcosa di indecifrabile e singolare, soprattutto quando si tratta di personaggi che, non essendoci più, continuano tuttavia a testimoniarci e parlarci attraverso le loro opere”.
IL VITALISMO di FORME e COLORI nell’OPERA di GIUSEPPE COLOMBO
Antico Oratorio della Passione di S. Ambrogio, Milano – piazza S.Ambrogio 23/A
17 – 27 gennaio 2019
Da martedì a sabato h 14,30 – 19,00, lunedì chiuso.
Judith Maffeis Sala
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