91° Pitti Immagine Uomo: Kinloch Paris A/I 2017-18
Il rendez-vous autunno/inverno di Kinloch è con Parigi, la città dei poeti e degli artisti. In un susseguirsi di stili e di epoche, di pensieri e di musica, volteggiando tra il Can-Can, e le ballerine del Moulin Rouge, le sete prendono forma come le ombre degli amanti tra i vicoli di Montmartre.
Paris, c’est toujours Paris, tra i saliscendi fumosi del quartiere latino e le vetrine splendenti di rue de Rivoli, dove luccicanti macarons colorano la notte di piaceri inaspettati.
Nei fazzoletti degli spettatori all’Operà, le cortigiane agghindate amoreggiano con giovani ufficiali, mentre nei saloni del Louvre, antichi egizi riprendono vita dopo un lungo viaggio…
… una moltitudine di figure e di epoche si intreccia in un equilibrio irripetibile come le note in uno spartito di Debussy.
Il vociare dei grandi mercati colora i carrées, l’alba rifà capolino, i caffè si riempiono pigramente, mentre fuori, pian piano si risveglia il turbinio poetico e irresistibile della ville Lumière.
Dall’incontro tra questo luogo magico e il mondo Kinloch, nasce la nuova collezione di accessori: cravatte, pochettes, stole, foulards, cinture, in cui la seta diventa il racconto della città “dove si è pensato di più, parlato di più, scritto di più”.
About Kinloch
Tratto e colore. Il segno grafico che si fa trasportare e trasformare dall’immaginazione. La bidimensionalità che si anima, che freme dell’energia della realtà, arricchendosi di una terza dimensione, quella infinita della fantasia. Il mondo di Kinloch è quello che la mente pura, semplice e meravigliosa di un bambino può vagheggiare, e che la mano di un artista può concretizzare. In disegni originali, vibranti e irriverenti, e in stampe nitide e spiazzanti. Pulsanti di vita. L’horror vacui – la “paura” del vuoto – la voglia di colore, linee e movimenti come scelta di campo estetico. Nelle forme morbide, leggere e volubili della seta, ma anche del cotone, della lana e del lino. Da accarezzare con lo sguardo, così come con le dita.
Le tessere del mosaico di cui si compone l’universo variegato di Kinloch sono foulard, regular e maxi, stole, pochette e fazzoletti, cravatte e papillon, polo, costumi, calze e cinture in tessuto. Accessori, dettagli, complementi per lei e per lui, tocchi di humour discreto, sprazzi di inattesa, inebriante ironia, lampi di sarcasmo, fuochi d’artificio di lievità assoluta, che proprio nel dialogo con un outfit anche convenzionale, se non proprio formale, sanno regalare il meglio di sé. Innestando il seme della freschezza nella rassicurante sobrietà della classicità.
Kinloch si presenta sul mercato nel 2013 grazie a un’intuizione brillante (come i suoi colori) di Davide Mongelli, che dà vita al progetto insieme a un giovane designer, e di Francesco Fantoccoli, oggi designer della collezione. Kinloch capta l’esistenza di una via diversa e nuova – meno seriosa e rigida, più libera e scanzonata – per valorizzare il potenziale, riconosciuto e amato nel mondo, dell’eccellenza artigianale italiana. Tessuti e filati di grande qualità, come le sete di Como e le lane del Biellese, finiture inappuntabili, dettagli che nella dimensione dell’infinitesimale sanno rivelare la propria maestria. La confortante serietà del made in Italy, declinata nell’effervescente leggerezza di stampe coloratissime. Rétro, ma con brio.
Da allora, il brand ha saputo velocemente riconoscere il proprio pubblico di riferimento e “presidiarne” il mercato (soprattutto in Giappone, che prima e più di altri Paesi ha saputo cogliere il messaggio di Kinloch), accontentandolo di stagione in stagione con collezioni sempre più precise e definite.
Collezioni che si costruiscono come autentici viaggi fantastici nell’immaginario, tutt’altro che cartolinesco, di mete leggendarie, mentale o reale che sia. Dalla Sicilia a Venezia, fino a Londra e Cuba: se il punto di partenza è sempre la “solida” Milano, le destinazioni dei voli immaginari di Kinloch sono culture diverse e un po’ magiche, dove gli scorci più segreti e gli incontri più inaspettati sanno svelare il già noto da una prospettiva inedita. Viaggi intrapresi anch’essi con leggerezza, quella dell’animo e della mente, e dai quali è lecito aspettarsi (quasi) di tutto. Viaggi che tratteggiano un luogo, una meta, un’identità attraverso una pennellata di colore, un racconto grafico, un’immagine certamente riconoscibile ma affatto scontata. Come quella di un fumetto, o di qualcosa di molto simile per immediatezza espressiva, capacità di sintesi e giocosità.
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